Sinfonia 2

Per ventuno pianoforti

Ecco un'anteprima (è necessario disporre di una connessione Internet):

La Seconda Sinfonia per ventuno pianoforti, iniziata nel luglio 1989, è stata completata defiitivamente nel luglio 1992. L'esperienza della prima Prima Sinfonia, che ha avuto due esecuzioni nel 1997, mi aveva confermato la formidabile prospettiva fonica che viene aperta da una concezione sinfonica dell'uso del pianoforte come strumento moltiplicato fino a formare un'orchestra. è una nuova dimensione nella quale l'intreccio delle figure pianistiche può esprimersi al limite di una complessità di tutti i parametri del suono, tale da determinare un nuovo profilo compositivo. L'insieme di tutti questi strumenti amalgama un risultato sinfonico che gioca tra vuoti e pieni crendo un impatto caleidoscopico, nel quale gli aspetti timbrici sono la caratteristica più evidente. La Seconda Sinfonia ha una durata di trentasei minuti e si articola in quattro movimenti:

1. Spirali
2. Ad agio
3. Introduzione e dieci variazioni sulla prima "Synthèse" di Arthur Vincent Lourié
4. Finale.

1. Spirali.
La Sinfonia inizia presentando un tema di dodici note raddoppiato in ottave e la sua successiva inversione a specchio: prima all'unisono, poi variamente sfalsato in modo da creare una serie di strutture elicoidali, variamente differenziate dinamicamente, fino a frantumarsi, prima in tre sezioni, poi in tutte le parti. Dopo questo primo momento, compare un suono ogni due secondi, come un pedale ritmico che fa da base a una scansione di tre gruppi sovrapposti in un complesso contrappunto di note ribattute e frammenti del tema iniziale. Il primo movimento si chiude poi con una enorme spirale di suoni ribattuti che salgono a turno in modo da formare un continuo cluster obliquo che continua lentamente a salire fino all'ultima nota dell'estensione del pianoforte.

2. Ad agio.
Il secondo movimento si apre con una struttura minimale di accordi isocroni affidata a quindici dei ventuno pianoforti, dal quarto al diciottesimo. Dopo che questa fascia si è consolidata e si evolve in una continua metamorfosi, i tre più tre pianoforti che sono nelle parti estreme appaiono con un improvviso intervento tematico che taglia verticalmente il flusso orizzontale degli accordi e dei disegni arpeggaiati. Una enorme vibrazione costituita da ventuno trillli di clusters porta all'accordo che chiude questa pagina che va eseguita "con agio".

3. Introduzione e dieci variazioni sulla prima "Sinthése" di Arthur Vincent Lourié.
Le Synthèses del compositore russo Arthur Vincent Lourié, scritte nel 1914, sono cinque brani pianistici che presentano caratteristiche di estrema novità fonica, con una scrittura atonale che si affaccia alla protododecafonia. La stesura pianistica, poi, è assai sorprendente per l'efficacia del risultato rispetto alla essenzialità dei mezzi.
Ho preso la prima di queste cinque Synthèses come tema per dieci diverse situazioni sonore, precedute da una magmatica introduzione.
La prima variazione sviluppa una matassa sonora sulla soglia della entropia, la seconda una fascia di note ribattute con forti differenziazioni dinamiche, la terza riprende una figura di frammenti melodici le cui singole note sono collegate da un glissando come nel primo movimento. La quarta variazione stratifica una matassa di figure arpeggiate che funzionano da sottofondo pianissimo a improvvisi frammenti tematici che affiorano e scompaiono subito. La quinta alterna glissando e ribattuti mentre la sesta distribuisce singole note tra le ventuno parti, con un processo di atomizzazione che crea un clima sonoro vicino al mondo di Morton Feldman. La settima è un elicoide minimale di verso contrario a quelli presentati nel primo movimento, mentre l'ottava unisce clusters staccati a disegni di glissando e note ribattute. La nona sviluppa tutti suoni muted ribattuti e infine la decima un trillo dell'intera tessitura del pianoforte, distribuito nelle ventuno parti.
Dopo queste Dieci Variazioni appare il Tema, espresso in ventuno sezioni successive, a turno da tutti i ventuno strumenti. Il cambio da un pianoforte all'altro è segnato da un suono soffice e pianissimo di tutti gli altri.

4. Finale.
Il quarto movimento parte con un improvviso episodio aggressivo che squarcia il silenzio; si tratta di un nodo di ventuno diversi trilli di clusters che si stratificano andando in diverse direzioni. Comincia così una complessa interazione di sette gruppi di tre pianoforti ognuno in un contrappunto tra flussi minimali che ricordano l'Ad agio e dei frammenti dell'episodio precedente che tagliano la materia sonora, danto talvolta il via a delle tracce di elementi uditi nei precedenti movimenti. Un'oasi di clusters pianissimo in rarefazione collega poi di nuovo all'episodio violento che aveva aperto questo Finale, anche confluendo in una simultaneità di attacchi.
La Seconda Sinfonia termina proprio con l'affermazione di una simultaneiutà di attacco in un accordo che è un possente cluster di tutto lo spettro sonoro, cui segue una pallida eco.


Da qualche anno Daniele Lombardi ha sviluppato l'idea di espandere le possibilità del pianoforte mediante un uso sinfonico, sovrapponendo più strumenti fino a formare una orchestra: un ensemble a coda.
Ha composto lavori per due, tre, quattro, cinque, fino alla Grande Sonata per dodici pianoforti (1984), addentrandosi in un mondo di nuovi suoni che lo ha portato alle Due Sinfonie per ventuno pianoforti, che lo hanno impegnato nella stesura dal 1987 ad oggi.
Queste due opere, della durata di oltre mezz'ora l'una, scandite nei consueti quattro movimenti della sinfonia tradizionale, provocano un impatto sonoro nel quale confluiscono molteplici elementi: una lontana memoria delle impressionanti performances del grande jazzman Cecyl Taylor, tracce di una lunga frequentazione con la computer music, sia nella timbrica che nella costituzione di grandi strutture simili a frattali sonori attraverso complessi procedimenti compositivi, la necessità di una metafora dello spazio, che produce un profilo finale dell'opera in analogia a leggibili forme scultoree.
I pianoforti sono collocati in modo rettilineo e mediante una amplificazione si costruisce un muro di suono nel quale la dislocazione spaziale degli strumenti restituisce il movimento del suono nello spazio, qualsiasi sia il punto d'ascolto. In partitura infatti sono previsti molti movimenti del suono nello spazio, facendo correre disegni sonori da pianoforte a pianoforte, con un effetto di onda.
Ogni pianista ha in partitura, scritta in ventuno parti reali, la notazione esatta di ciò che deve fare, secondo per secondo, e suona guidato da un time-code che scorre su un video, un direttore d'orchestra computerizzato, che assicura una concertazione esatta.
La Prima Sinfonia (1987-1999) fu eseguita in una prima versione il 4 luglio 1987 a Firenze, in via Tornabuoni, e da allora altre volte (Milano, Parigi etc.) ma negli anni Lombardi l'ha trasformata fino alla attuale versione definitiva che viene eseguita a Firenze in prima esecuzione assoluta.
Con il sottotitolo I quattro elementi la composizione passa attraverso quattro movimenti aria - fuoco - terra - acqua ed è interamente scritta sviluppando il materiale dei precedenti Tredici Preludi per pianoforte (1986).
La Seconda Sinfonia (1989-1992) presenta un approfondimento nel campo della timbrica e di una concezione spaziale con un primo movimento Spirali che svolge un disegno elicoidale, mentre il terzo movimento, Introduzione e dieci variazioni sulla Synthèse n.1 di Arthur Vincent Lourié, è un omaggio al compositore russo che scrisse negli Anni Dieci una serie di brevi pagine pianistiche di sconosciuta ma grande importanza storica per la storia del pianoforte del Novecento.
Musica pesante-contemporanea colta: non una musica per specialisti né una musica di facile intrattenimento, bensì qualcosa che si offra ad un ascolto di molti, se curiosi, pazienti e interessati ad una esperienza musicale nuova, dove non riconoscere suoni già uditi, ma ascoltarne di inauditi.

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